Pierre è un ballerino a cui viene diagnosticata una grave malattia cardiaca. Deve attendere il trapianto, ma non è affatto certo che sopravviverà. Sua sorella si trasferisce da lui per assisterlo, insieme ai suoi tre figli senza padre, e fa la spesa al mercato di quartiere, dove i fruttivendoli sono in piena schermaglia amorosa. Intanto, un nordafricano s'imbarca alla volta dell'Europa, una fornaia assume un'apprendista di colore e un professore universitario di storia, in crisi esistenziale, s'innamora di una studentessa e si confronta con il fratello architetto, mentre si presta a commentare la città di Parigi per una collana di dvd.
Queste sono alcune delle traiettorie che Cédric Klapisch traccia sulla mappa di Parigi, storie di vita ordinaria rese straordinarie dallo sguardo di Pierre, "esaltato" dalla prospettiva della morte. Un percorso che si denuncia da solo, come sottolineato dalle parole del professore che cita Baudelaire, senza capo né coda e ambientato in un momento storico antirivoluzionario, ma, evidentemente, intriso di spleen.
C'è meno leggerezza rispetto ai precedenti lavori dell'autore, tutti sono più nudi davanti alla macchina da presa, come ballerini cui non è più dato il piacere di ballare, ma, in fondo, tutti più disposti a dare un'occasione al fato: l'amore non è obbligatorio, ma quello tra fratelli è indagato, riconosciuto, motore dei momenti più commoventi e più divertenti (da applausi la sequenza che vede Fabrice Luchini alla sua prima seduta dall'analista).
Pierre è il regista degli incontri tra i personaggi, l'unico a intercettarli tutti, anche se capirli è altra cosa; li guarda dall'alto in basso o dal basso in alto, spettatore alla ricerca di prospettive d'artista. Ma lo scambio è mutuo tra i personaggi e il loro regista: Klapisch, che pure si mette al livello degli interpreti, è una discreta terza presenza nella stanza con loro, soffre a sua volta di un problema di cuore, il suo sguardo è sentimentale, abbraccia il bello e il brutto, l'attore famoso (Binoche, Duris, Luchini) e quello poco noto, e ripropone squarci del proprio cinema, mitigandone fortemente la leggerezza. Parigi, splendidamente fotografata da Christophe Beaucarne, senza enfasi, ma non senza amore, è il contenitore che tutto tiene e tutto perdona.
Sceneggiatura: Cédric Klapisch. Soggetto: Chloe Rudolf. Costumi: Anna Schotte. Scenografia: Marie Cheminal. Musiche: Loïk Dury, Robert “Chicken” Burke. Fotografia: Christophe Beaucarne. Montaggio: Francine Sandberg. Interpreti: Juliette Binoche, Fabrice Luchini, Romain Duris, Maurice Benichou e Olivia Bonamy. Produttore: Bruno Levy. Distribuzione: BIM. Origine: Francia, 2008