Regia: John Chester. Sceneggiatura: John Chester, Mark Monroe. Montaggio: Amy Overbeck. Fotografia: Chris Martin. Musiche: Jeff Beal.
Interpreti: John Chester, Molly Chester, Matthew Pilachowski.
Distribuzione: Teodora Film. Origine: USA, 2018.
John è un cameraman che gira per il mondo per riprendere grandi scenari naturali. Sua moglie Molly è una cuoca e blogger specializzata in cucina salutare a base di materie prime coltivate e allevate con tutti i sacri crismi. Il loro sogno è costruire una fattoria da fiaba, dove far crescere animali e piante in perfetto equilibrio con la natura. E la spinta finale per decidersi a fare il grande passo viene loro da un cane, il trovatello Todd, che abbaia tutto il giorno quando i padroni sono fuori casa e costa alla coppia uno sfratto esecutivo dalla loro casetta di Santa Monica.
È l'inizio di una grande avventura: John e Molly acquistano 200 acri di terreno abbandonato a un centinaio di chilometri da Los Angeles e decidono di diventare coltivatori e allevatori, puntando alla massima varietà e diversificazione delle specie animali e vegetali in un habitat - la California rurale - rassegnato alle monoculture intensive. Il loro mentore è Alan York, un consulente-guru che impartisce loro lezioni di ecocompatibilità (e di vita). Sembra tutto bellissimo, ma il terreno è arido e, una volta avviate le colture e acquistato il bestiame (spendendo in sei mesi il budget preventivato per il primo anno) arrivano puntuali quei "flagelli" cui i contadini sono abituati da sempre: siccità, parassiti, animali predatori e chi più ne ha più ne metta. John e Molly combattono a botte di consigli zen del loro maestro e di ricerche su Internet, ma spesso le sfide sono superiori alle loro forze. Riusciranno a mantenere vivo il loro dream project? Un magnifico trattato sulla necessità di trovare un equilibrio cui tutti devono contribuire e un livello gestibile di reciproca coesistenza, esercitando la capacità di osservare e la creatività nel trovare soluzioni a problemi sempre nuovi. "Lo slancio in avanti e la speranza nutrono la propria fortuna", afferma John, e davvero il suo documentario manda un messaggio ecologista più efficace di tanti trattati catastrofisti. John e Molly imparano a gestire la "disarmonia sostenibile" invece che aggrapparsi ad un "idealismo senza compromessi", e da spettatori seguiamo con partecipazione gli alti e bassi della loro avventura.
Ma quel che fa la differenza, dal punto di vista strettamente filmico, è la qualità iper professionale delle riprese da National Geographic che usano il time lapse e la fotografia al microscopio in modo puntuale e mai autocompiaciuto, mescolate a semplici (ma mai sciatti) home movies e a sequenze in animazione. E fanno la differenza il montaggio veloce e la sceneggiatura (scritta a valle, non a monte), entrambi di grande efficacia narrativa. La fattoria dei nostri sogni fa venire voglia di "attingere a quel potere naturale che si può cavalcare" senza esercitare la nostra arroganza di homines sapientes, invitandoci a considerare i fallimenti come carburante, e la precarietà della vita come fonte di energia infinitamente rinnovabile
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