Regia: Alessandro Siani. Sceneggiatura: Alessandro Siani, Gianluca Ansanelli, Tito Buffalini. Montaggio: Valentina Mariani. Fotografia: Paolo Carnera. Musica: Umberto Scipione. Costumi: Eleonora Rella. Scenografia: Francesco Frigeri.
Interpreti: Alessandro Siani, Fabio De Luigi, Ana Caterina Morariu, Serena Autieri, Giovanni Esposito, Maria Del Monte, Paolo Triestino, Giacomo Rizzo.
Produttore: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2014.
Durata: 108’
Fulvio è l'unico dei tre fratelli Canfora ad aver lasciato il paese d'origine per andare a lavorare in città. Vicecapo del personale in una grande azienda licenzia senza rimorsi fino a che non è lui stesso ad essere licenziato e, dopo essere finito in carcere per aver picchiato il proprio superiore, viene affidato al fratello, da anni parroco del paese in cui sono cresciuti. Costretto in un luogo lontano da ogni modernità Fulvio decide di aiutare la chiesa locale in crisi di fondi inventandosi un miracolo: fa credere a tutti che la statua del santo piange. Accorrono così turisti e pellegrini riempiendo le tasche degli esercizi locali fino a che il Vaticano non decide di mandare qualcuno a certificare l'evento, momento in cui Fulvio dovrà confessare la truffa e tutto il paese si armerà per convincere gli inviati della Santa Sede della veridicità del miracolo inventato.
C'è di nuovo un piccolo paesino in cui rifugiarsi dall'orrore della metropoli in questa commedia italiana, un luogo in cui il tempo sembra fermo, in cui la modernità è bandita e quindi un'altra vita è possibile, più autentica e più sincera, regolata dai ritmi della parrocchia e dalla buona parola di un prete invece che dalle logiche del business e del consumismo. Ancora una volta l'Italia migliore, il luogo ideale in cui vivere, è quello che coincide con il passato, con ciò che eravamo o meglio che ci piace pensare di essere stati. Si accettano miracoli non nega, in nessun momento, la sua natura favolistica, lo stesso appare perfettamente in linea con il rifiuto della modernità e la sua identificazione con il male assoluto che regge le commedie di buoni sentimenti nostrane, quel pensiero per il quale la provincia (possibilmente meridionale) è un anfratto che comicamente resiste alla tecnologia e all'organizzazione di massa e che di conseguenza, nonostante le divertenti assurdità derivate da quest'emarginazione, custodisce i veri valori.
Dopo Il principe abusivo ancora una volta Alessandro Siani scrive, recita, dirige e cura tutti i comparti del film. Come nelle produzioni live action anni '60, '70 e '80 della Disney, Siani prende l'ambientazione delle fiabe e ne piega i confini per farci entrare un po' di modernità e plausibilità, eliminando la magia. In più inietta il presenzialismo del comico tipico delle commedie para-televisive italiane (un vero e proprio sole attorno a cui tutto gira e che illumina ogni gag con la sua presenza o anche solo con i suoi piani d'ascolto).