Siamo in una piccola comunità montana piemontese, nella zona di minoranza linguistica occitana. È un paese praticamente spopolato dall'emigrazione verso i centri maggiori e le città, che vive quasi soltanto di seconde case e vacanze estive, ma i pochi residenti stanziali e quelli pendolari, a partire dal sindaco, proteggono le tradizioni, preservano e custodiscono la specificità come un gioiello.
Classico deus ex machina, compare un uomo venuto da lontano: è un francese che ha scelto di vivere in montagna e di allevare capre, ma ha anche deciso di lasciare la località francese dove si era ritirato con la famiglia, raggiunta da una centrale nucleare, e di cercare un'alternativa. Si ferma a Chersogno, gli piace, vuole installarsi qui.
Da questo momento inizia un percorso di reciproco studio, di confronto-scontro, risolto in maniera notevole e con una ricchezza di sfumature e sottigliezze davvero preziosa.
Il primo stadio è quello della sorpresa venata di diffidenza; il secondo è quello dell'accoglienza e della collaborazione: tutto il paese si dà da fare per aiutare i nuovi venuti a trovare una sistemazione e ad inserirsi; il terzo stadio è quello del crescere sordo e poi dell'esplodere violento di tutte le pulsioni negative: gelosia e xenofobia, fino all'espulsione dell'intruso.
La cosa speciale di questo racconto è che non propone mai in modo semplicistico la dinamica tra conformismo e diversità, non sventola facili slogan ecologisti di ritorno alla natura. Della relazione dialettica tra il pastore francese e i suoi interlocutori/antagonisti indaga ogni piega: entrambi sono portatori di un'ideologia critica verso il modello di vita delle società contemporanee, ma il punto è che, mentre gli uni hanno congelato quei valori in una difesa chiusa e conservatrice, l'altro li misura concretamente e faticosamente in una scelta di vita.
Il film di Giorgio Diritti, che all’estero ha avuto ragguardevoli riconoscimenti, presenta una prova corale di tutti gli attori, bravissimi e per lo più non professionisti. "E l'aura fai son vir" - questo il titolo occitano del film - si riferisce al detto popolare che vuole il vento una metafora di tutte le cose, un movimento circolare in cui tutto torna, come rappresentato nel film dalla figura di uno scemo del villaggio che corre nei prati simulando il gesto del volo. Questa pellicola, senza scomodare miti e profeti, ha la forza di un trattato antropologico, ma senza perdersi nella retorica dei buoni sentimenti, sottolineando piuttosto come la vita si componga di sensazioni contrastanti e sgradevoli, in un cinismo che contagia, ma rende liberi da pregiudizi e ipocrisie. Tre aggettivi per descriverlo? Genuino, inaspettato, meraviglioso. Come le anime salve che descrive, uomini in cerca di un senso che l'esistenza stessa allontana ogni giorno di più.
Tratto da una storia di Fredo Valla. Sceneggiatura: Giorgio Diritti e Fredo Valla. Montaggio: Edu Crespo e Giorgio Diritti. Fotografia: Roberto Cimatti. Musiche: Marco Biscarini e Daniele Furlati. Interpreti: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti. Produttori: Simone Bachini, Mario Chemello, Giorgio Diritti. Distribuzione: Aranciafilm. Origine: Italia, 2005.