Regia e Sceneggiatura: Niklas Larsson. Fotografia: Chayse Irvin. Montaggio: Carla Luffe.
Musiche: Christopher Bear. Scenografia: Kaili Corcoran. Interpreti: Ewan McGregor, Rhys Ifans, Taylor Russell, Lara Flynn Boyle, Lake Bell, Ellen Burstyn, F. Murray Abraham. Produttori: Sara Murphy, David Harari. Distribuzione: Academy Two. Origine: U.S.A., 2023.
In un vecchio negozio di mobili di un'imprecisata città americana, tra oggetti ammucchiati e scatoloni, una signora ottantenne, venuta con i figli David e Gruffud a cercare una cassettiera, si siede su un divano e decide di non muoversi più. Dopo l'arrivo dell'altra figlia Linda, toccherà al figlio minore David, padre di famiglia tormentato e premuroso, capire le ragioni del comportamento della madre. La situazione sempre più assurda e tesa darà all'uomo l'occasione di regolare i conti con i fratelli e trovare nella figlia del proprietario del locale e nel suo gestore due strane figure con cui confrontarsi... Partendo da uno spunto da commedia dell'assurdo, l'esordio (americano) del regista svedese Niklas Larsson entra progressivamente nei territori più rischiosi del thriller psicologico e infine del dramma famigliare. È in fondo la struttura stessa di Divano di famiglia a chiamare in causa modelli stilistici e precisi riferimenti cinematografici. La scelta dell'unità di spazio (il negozio di mobili dove si svolge quasi per intero), tempo (un giorno, una notte, il mattino successivo, e poi un epilogo) e azione (l'intero racconto ruota attorno al personaggio della madre, ma rimanda in realtà alla condizione interiore del figlio David) richiama prima di tutto un'origine teatrale: quello di Larsson è un cinema di parola, di scene e atti scanditi, di personaggi che entrano ed escono, ciascuno con un proprio ruolo preciso. David è l'anima tormentata, la madre il totem da abbattere e idolatrare, Gruffud e Linda i fratelli così lontani e così vicini (tanto David è posato e premuroso, tanto loro sono scapestrati e anarchici), mentre Bella e Marcus agiscono come traghettatori...
Dai ruoli si capisce facilmente come, dopo l'iniziale immersione in un universo da commedia acida memore di modelli anni '90, Divano di famiglia entri progressivamente in una dimensione sempre più incerta: prima misteriosa, poi trascendentale. È proprio lei, la grande attrice americana, l'elemento focalizzatore del film, inamovibile sul suo divano, austera come una sfinge, tagliente come una lama, spietata con la propria vita e con i propri figli. Poco alla volta diventa chiara, insomma, come il film di Larsson sia soprattutto un mélo dalle ingombranti implicazioni psicanalitiche, in cui il negozio di mobili (e la cassettiera cuore della vicenda...) riproducono il caos interiore del povero David, a cui il quasi cinquantenne McGregor (a inizio carriera interprete proprio di Piccoli omicidi fra amici...) offre il suo volto da eterno ragazzino, incapace di non essere figlio e spinto proprio dalla madre a diventare finalmente uomo...
Il resto del cast, i coprotagonisti Rhys Ifans e Lara Flynn Boyle nelle parti di Gruffud e Linda e i comprimari (e bravi) Taylor Russell e F. Murray Abraham in quelle di Bella e Marcus, sta al gioco della progressiva perdita di controllo narrativo del film, che nell'ultima parte riprende ancora da Aronofsky (MADRE!) la deriva onirico-spiritualista, mettendo in scena un purgatorio post mortem che un po' prevedibilmente diventa il racconto di una rinascita...
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