Regia: Robert Guédiguian. Sceneggiatura: Serge Valletti, Robert Guédiguian. Fotografia: Pierre Millon. Montaggio: Bernard Sasiai. Musiche: Michel Petrossian. Scenografia: David Vinez. Interpreti: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Lola Naymark, Robinson Stévenin, Gérard Meylan, Grégoire Leprince-Ringuet, Alice Da Luz Gomes. Produttori: Marc Bordure, Robert Guédiguian. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Francia, 2023.
Voleva cambiare il mondo Rosa ma l'ora della pensione è vicina e il tempo stringe. Infermiera e militante dal cuore d'oro e il carattere temprato, vive nel quartiere popolare di Marsiglia circondata dall'affetto della sua famiglia. Sempre attenta al prossimo e agli ultimi, spende la sua vita tra l'ospedale e la sezione di partito dove guida la sua ultima battaglia contro la destra. Ma alla vigilia dell'elezione elettorale incontra Henri, padre della futura nuora, e si innamora perdutamente. La sua vita vacilla coi suoi progetti. Tra un bicchiere di rosé e una canzone di Aznavour, tra il desiderio di vivere questa storia d'amore e il suo dovere politico, Rosa troverà la quadratura del cerchio. Ritorno alla città natale e ai motivi della sua filmografia engagée che sposa cronaca d'amore e cronaca sociale. Perché Henri è l'unico impegno vero che Rosa vorrebbe prendere a questo punto della sua vita. Ma le questioni di cuore nel cinema di Guédiguian non sono meno politiche e ponderose da assumere.
Lungo la linea chiara dell'umanesimo sociale tracciata dai suoi film, l'autore ci crede ancora e fino in fondo. Crede nella militanza, nella sincerità, nel bicchiere di vino in mano e nella voce di Aznavour che canta la sua canzone più bella ("Emmenez-moi"). Crede, ancora, nella forza avvolgente della sua città, nell''attaccamento' a Marsiglia come luogo di esperienza collettiva prima che di dimora individuale.
E col tempo e coi film questa ville-cinéma evolve, la società ugualmente. Il cinema di Guédiguian registra allora le trasformazioni e il disamore crescente per la politica, più specificamente l'allontanamento dalla sinistra e dai suoi valori della classe proletaria, rivolta progressivamente verso l'estrema destra.
E la festa continua! si aggiunge alla sua grande 'opera collettiva', a quell'immensa commedia umana bagnata dal Mediterraneo. Indomito, affronta le questioni del sentimento del territorio e indaga le risorse intime dell'impegno pubblico. Nei suoi film il paesaggio urbano, abitato, vissuto e percepito dai personaggi e dagli spettatori, è un rilevatore, è "materia segnaletica", come avrebbe detto Gilles Deleuze, che rinvia a un milieu di vita.
Quel 'bell'orizzonte', dove anche Rosa ripara, si fa principalmente lettura sociale. Guédiguian insiste sui volti dei suoi abitanti, volti che tratta come dei paesaggi per valorizzare meglio la sincerità di un 'attaccamento' a tutte le persone, di tutti i quartieri, di tutti gli orizzonti. Come i suoi personaggi si esprime sul piano politico e osserva i rapporti di forza della sua città.
E la festa continua! comincia dall'effondrement dell'immobile di rue d'Aubagne nel 2018 e termina sulla commemorazione delle vittime del crollo. Riuniti in piazza gli abitanti diventano cittadini, ovvero attori del divenire di quel paesaggio inteso come bene comune. Dall'estetica, alla politica e all'etica c'è una connessione. Il cammino sembra lungo, quasi impraticabile oggi, ma Guédiguian non sente ragione e nemmeno l'ineluttabilità dei tempi. Il regista più impegnato di Francia ha rinunciato a ogni forma di militanza, salvo a credere - e Guédiguian vuole credere - che l'amore sia forse l'ultimo avatar dell'utopia comunista, quel modo di guardare al mondo attraverso la condivisione e la circolazione della ricchezza. La ricchezza nel film è quella dei sentimenti, il regista ne esplora tutta la potenza e l'ambivalenza, senza mai giudicare i suoi personaggi, che sanno bene che "la miseria è più tollerabile al sole". Non fatevi ingannare dalla bontà sparsa - mai buonismo - l'artista non si piega e fa appello all'amore (stra)ordinario e a quel comunismo marittimo che E la festa continua! ravviva e rilancia. Il film si descrive perfettamente in una replica di Ariane Ascaride alla coiffeuse: "Même couleur, même coupe" ("stesso colore, stesso taglio"), praticamente una dichiarazione di poetica. Del resto tra mare e terrazze ritroviamo tutti gli elementi che disegnano l'opera di Guédiguian: la risonanza sociale, il tempo che passa, Marsiglia, l'Estaque, una tribù di attori fedeli...
Eppure qualcosa si è spostato nel suo cinema, che ci fa piangere come bambini sotto il sole dell'avvenire. È vero, la rivoluzione non è mai arrivata, o almeno non è stata così forte da soffiare via tutto il male, ma Guédiguian rileva una 'pandemia' che ha lasciato un segno sul suo sguardo, un ottimismo che corregge la disillusione al cuore di La casa sul mare, più secco e più aspro sulla giovinezza, più disperato e cinico sul futuro. Come se il Covid, esplicitato soltanto una volta da una giovane infermiera ma assunto finemente dal film, avesse risvegliato forme nuove di solidarietà e di attenzione verso l'altro. Il distanziamento fisico ha creato una vicinanza sociale e stimolato una lotta 'performativa'. Il risentimento è evaporato, mai la critica sociale, e la trasmissione prende corpo in un dialogo tra madre e figlio, in uno scambio tra padre e figlia.
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