Regia: Andrea Di Stefano. Sceneggiatura: Ludovica Rampoldi, Andrea Di Stefano. Fotografia: Matteo Cocco. Montaggio: Giogiò Franchini. Musiche: Santi Pulvirenti. Scenografia: Carmine Guarino. Interpreti: Pierfrancesco Favino, Tiziano Menichelli, Giovanni Ludeno, Dora Romano, Valentina Bellè, Astrid Meloni, Edwige Fenech. Produttore: Viola Prestieri, Andrea Passalacqua. Distribuzione: Vision Distribution . Origine: Italia, 2025.
Felice Milella ha 13 anni, un talento per il tennis e un padre pronto a sacrificare ogni cosa per fare di lui un campione, che il ragazzo voglia o no. Raul Gatti è un ex tennista un tempo arrivato agli ottavi di finale al Foro Italico, ma al momento in cura presso un centro di salute mentale. Raul pubblica un annuncio offrendosi come insegnante privato e il padre di Felice, ingegnere gestionale della SIP privo di grandi disponibilità economiche ma non di sogni di gloria, vede in lui l'uomo ideale per aiutare suo figlio a passare dai tornei regionali a quelli del circuito nazionale, facendogli da maestro accompagnatore. Felice però si rende presto conto che Raul potrebbe non avere nulla da insegnargli su un campo da tennis, ma forse qualcosa su come liberarsi dell'ingerenza paterna. Con Il maestro Andrea Di Stefano torna alla regia dopo il debutto in L'ultima notte di Amore e affida di nuovo a Pierfrancesco Favino il ruolo centrale del titolo. Questa volta la sceneggiatura è scritta insieme a Ludovica Rampoldi, e si avverte in positivo la presenza di una mano più esperta e sicura nella cura dei dialoghi e delle svolte narrative, anche se l'impianto essenziale rimane quello de Il sorpasso: un tipo carismatico e seducente ma anche cialtrone e irrisolto porta sulla strada del divertimento e dell'inconcludenza un maschio più giovane e represso. Ma le svolte della trama riguardano anche altri aspetti del rapporto padre-figlio, inespresso nel caso di Raul, castrante in quello di Felice.
Di Stefano può contare non solo sull'istrionismo interpretativo di Favino, che sa passare dall'euforia alla depressione rimanendo in qualche modo credibile, ma anche sulla gravitas del giovanissimo Tiziano Menichelli, già apparso in Denti da squalo e una vera rivelazione attoriale.
Le riprese dei match di tennis risentono di quelle adrenaliniche di Challengers, accentuate dal montaggio secco di Giogiò Franchini, ma il mondo raccontato è quello di match meno sponsorizzati e più alla buona, disputati sullo sfondo di alberghi vecchio stile e località turistiche per famiglie.
La vicenda si complica quando Raul comincia a mostrare le proprie fragilità mentali e rispolvera i suoi errori passati, che comportano anche il ritrovamento di un'antica insegnante di tennis (la sempre eccezionale Dora Romano) e di una altrettanto antica fiamma.
Il compito di Raul è quello di insegnare a Felice a non giocare solo in difesa, mantenendosi sempre a fondo campo, per cominciare a passare all'attacco, nello sport come nella vita. Quello di Felice sarà di allontanare Raul dalla sua irresponsabilità di eterno adolescente.
La vicenda è raccontata in modo scorrevole, almeno fino a quando la deriva psicotica di Raul comincia a prendere il sopravvento e Favino deve bilanciare troppo repentini sbalzi d'umore. Di Stefano sceglie una strada più commerciale che autoriale nel costruire una commedia agrodolce che sembra voler sedurre gli spettatori a tutti i costi, alla Raul Gatti. In buona parte ci riesce, ma a scapito di una maggiore profondità tematica: Il maestro divertirà il pubblico.
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