Regia: Kore’eda Hirokazu. Sceneggiatura: Yuji Sakamoto. Fotografia: Ryuto Kondo. Montaggio: Kore’eda Hirokazu. Musiche: Ryuichi Sakamato. Costumi: Kazuko Kurosawa.
Interpreti: Sakura Andò, Eita, Mitsuki Takahata, Shido Nakamura, Yuko Tanaka, Soya Kurokawa, Hinata Hiragi, AAkihiro Kakuta.
Produttore: Genki Kawamura. Distribuzione: Bim Distribuzione.
Origine:Giappone 2023.
Vincitore Palma d’Oro Miglior Sceneggiatura Festival di Cannes 2023
Preadolescente silenzioso e riservato, Minato ha perso il padre quando era piccolo e vive con la madre, impiegata in una stireria. Vittima a scuola di un professore eccessivamente severo, Minato è difeso dalla madre, la quale si scontra duramente con la preside dell'istituto. Eppure qualcosa non torna: Minato dice la verità o il suo professore è innocente? E se si sbagliasse anche quest'ultimo a considerare il suo alunno un bullo? Perché a guardar la storia da vari punti di vista la realtà cambia e il vero soggetto diventa l'amicizia nascosta tra Minato e un suo compagno di scuola, preso di mira perché effeminato...
Una storia, tre punti di vista, anzi no, quattro, e altrettante, forse ancora di più, posizioni da cui guardare la realtà: dalla prospettiva dei piedi di un bambino su cui il film si apre; dal balcone ai piani alti di un palazzo mentre un edificio vicino va a fuoco; dal sedile di un'auto mentre si parcheggia in retromarcia; dalle scale di una scuola; davanti a una persona a cui si sta chiedendo scusa con un inchino...
Prima che un grande narratore delle dinamiche relazioni, familiari e istituzionali, Kore’eda è un grande regista e anche in questo suo nuovo Monster inserisce i cinque protagonisti - Minato e sua madre Saori, il professor Hori, la preside Makiko e il piccolo Yori - all'intero dei loro spazi: le case, la scuola, un tunnel, un rifugio nei boschi - e dà valore soprattutto ai loro movimenti, ai loro sguardi, agli oggetti che li definiscono, alle parole che usano e che vengono fraintese, usate, manipolate.
La frantumazione del racconto, diviso in tre momenti paralleli che corrispondono ai punti di vista di Saori, del professor Hori e di Minato, con la preside Makiko a fare da cerniera tra la seconda e la terza parte - apre alla tipica relatività del cinema di Kore’eda, che da sempre, e in particolare in Still Walking, Like Father, Like Son e Un affare di famiglia, riflette sui ruoli familiari e sulle relazioni che nascono fuori da una cornice di affetti istituzionalizzata.
Al centro di Monster, in maniera molto simile a Close (il film di Lukas Dhont dedicato alla fragile amicizia e attrazione fra due preadolescenti), c'è un altro legame inconfessabile, giovane ma già inficiato dallo stigma sociale, che per questo apre a una serie tragica di bugie, incomprensioni, interpretazioni parziali.
Il film resta su una dimensione sospesa del dramma, accennando a una possibile tragedia, scegliendo all'opposto un tono quasi sdolcinato, sottolineato anche dalle musiche di Ryuchi Sakamoto.
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