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scheda Film
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L'AMORE NON PERDONA

di Stefano Consiglio
con Ariane Ascaride, Helmi Dridi, Francesca Inaudi

Trailer
Genere: Film Rassegna
Durata: 85'
Trailer

Regia: Stefano Consiglio.  Sceneggiatura: Stefano Consiglio, Mimmo Domenico Rafele. Montaggio: Silvia Di Domenico. Fotografia: Franceasco Di Giacomo. Musica: Nicola Piovani.

Interpreti: Ariane Ascaride, Helmi Dridi, Francesca Inaudi, Stefania Montorsi, Carmine Maringola, Antonia Truppo, Claudio Bigagli.

Produttore: Angelo Barbagallo, Fabio Conversi.

Distribuzione: Parthénos.

Origine: Francia,  2014.

Alla vigilia del suo sessantesimo compleanno l’infermiera franco-italiana Adriana, vedova solitaria con una figlia e un nipotino che vede solo quando deve fargli da babysitter, incontra in ospedale il trentenne Mohamed, immigrato in Italia da Tangeri. È amore a prima vista, e i due cominciano la loro storia fuori dall’ospedale. Ma scopriranno di avere tutti contro: i colleghi e la figlia di lei come la famiglia marocchina di lui. Riuscirà l’amore a superare il fortissimo ostracismo sociale che circonda la coppia?
Il documentarista Stefano Consiglio, al suo esordio con un lungometraggio di finzione, mette al centro una grande attrice d’oltralpe, Arian Ascaride, e il tema dell’amore che sfida i pregiudizi sull’età, la razza, la religione. La storia è narrata con economia di mezzi e di emozioni, nonostante si classifichi formalmente all’interno del genere melodrammatico, e fa leva sulla profonda umanità dei due attori protagonisti che rende facilmente comprensibile l’attrazione che provano l’uno verso l’altra. Il fatto che siano due stranieri francofoni trasferiti in Italia contribuisce a spiegare la loro immediata sintonia, ma è proprio la capacità di essere autentici a creare fra loro un legame fortissimo e istintivo.
Il film ragiona per estremismi – come la reazione eccessivamente ostile della figlia e di una collega di Adriana – e inserisce alcuni elementi narrativi un po’ forzati – la frequentazione di Mohamed con un cugino sospettato di rapporti con la jihad – ma c’è una genuinità di intenti e una volontà di rompere alcuni schemi mentali che ricorda il cinema anni Settanta, anche per via dello stile quasi documentario del racconto.

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