Dei bambini stanno giocando. Sono gli ospiti di un orfanotrofio e una di loro, Laura, sta per andarsene perché è stata adottata. Divenuta adulta, Laura torna in quel luogo con il marito Carlos. Vuole trasformare il suo vecchio orfanotrofio in un istituto accogliente per bambini bisognosi di cure come Simon, il piccolo che ha adottato e che è affetto dall'HIV, per cui non gli resta molto da vivere. Simon ha degli amici immaginari che, però, lasciano le loro impronte sul terreno. Laura cerca di assecondarlo, ma non riesce a scrollarsi di dosso la paura. Un giorno giunge un'anziana assistente sociale che consegna un dossier sul piccolo Simon. La stessa donna viene sorpresa una notte ad aggirarsi nei pressi del magazzino degli attrezzi. Qualche tempo dopo, Simon, che è venuto a conoscenza della malattia di cui è affetto, scompare nel corso di una festa e Laura precipita nell'abisso dell'angoscia.
Guillermo del Toro mette il suo sigillo produttivo sull'opera prima di Juan Antonio Bayona offrendogli una patente di qualità che ne ha consentito l'inserimento tra i sei film che hanno ottenuto la nomination per gli European Awards 2008. The Orphanage è un'opera che può dividere il pubblico in estimatori e detrattori. Chi è appassionato del genere ha già visto in più occasioni vicende in cui il passato fa ritorno e bambini che si vogliono vendicare di chi ha tolto loro la vita, ripresentandosi per attrarre i vivi nel loro mondo. Anche questa tipologia di spettatori, però, insieme a chi non frequenta l'horror, non potrà negare che lo stile che Bayona imprime al film è estremamente raffinato. Grazie a un'interpretazione magistrale di Belén Rueda, che ricordiamo in ruoli molto diversi da questo in Mare dentro e in Savage Grace, l’attrice riesce a trasformare quello che potrebbe essere un banale soggetto sui “morti che ritornano” in un'indagine psicologica che entra nell'animo di una bambina derubata degli affetti e che, adulta, cerca di suturare le proprie ferite, ancora sanguinanti. Il suo rapporto di madre con il piccolo Simon finisce con il tradursi nel bisogno di proteggere anche i suoi piccoli compagni di un passato che riemerge con il sottile brivido di porte che si chiudono all'improvviso e di misteriose impronte sul terreno. Grazie alla sua prestazione, il film si può permettere anche la sequenza in cui una Geraldine Chaplin (sempre più inquietante nella sua espressiva magrezza) si aggira come medium nelle stanze dell'ex orfanotrofio. Potrebbe sembrare ridondante e davvero deja vu, ma lo sguardo di una madre che cerca il proprio figlio scomparso la sposta dal piano dell'horror di genere a un livello decisamente più elevato.
Sceneggiatura: Sergio G.Sánchez. Costumi: María Reyes. Musica: Fernando Velázquez. Fotografia: Oscar Faura. Montaggio: Elena Ruiz. Interpreti: Belén Rueda, Fernando Cayo, Roger Príncep, Mabel Rivera, Monserrat Carulla e Geraldine Chaplin. Produttore: Guillermo Del Toro, Mar Targarona, Joaquín Padró, Alvaro Augustin. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Spagna, 2007