Regia: Joe Wright. Sceneggiatura: Anthony McCarten. Montaggio: Valerio Bonelli. Musiche: Dario Marianella. Fotografia: Bruno Delbonnel. Scenografia: Katie Spencer. Interpreti: Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Stephen Dillane, Ronald Pickup, Ben Mendelsohn, Pip Torrens, Samuel West, Hannah Steele, Adrian Rawlins. Produttori: Tim Bevan, Lisa Bruce. Distribuzione: Universal Pictures. Origine: Gran Bretagna, 2017.
Gran Bretagna, 1940. È una stagione cupa quella che si annuncia sull'Europa, piegata dall'avanzata nazista e dalle mire espansionistiche e folli di Adolf Hitler. Il Belgio è caduto, la Francia è stremata e l'esercito inglese è intrappolato sulla spiaggia di Dunkirk. Dopo l'invasione della Norvegia e l'evidente spregio della Germania per i patti sottoscritti con le nazioni europee, la camera chiede le dimissioni a gran voce di Neville Chamberlain, Primo Ministro incapace di gestire l'emergenza e di guidare un governo di larghe intese. A succedergli è Winston Churchill, con buona pace di re Giorgio VI e del Partito Conservatore che lo designa per soddisfare i Laburisti.
A cimentarsi nel nobile sport del Churchill-playing è Gary Oldman, che lo coglie nella tarda primavera del 1940 e in quella che fu certamente la sua ora più buia. Chi meglio di un vampiro per sopravvivere all'oscurità dell'epoca? E come un redivivo Joe Wright lo introduce al pubblico, schiudendo le tende e lasciando che la pallida luce londinese lo accechi dentro il suo letto e davanti la più abbondante delle colazioni. Ma a questo giro non è Gary Oldman a ridursi in polvere ma le illusioni di un avversario feroce che ha sottovalutato la resilienza britannica e il potere della lingua di Shakespeare.
Dietro a un trucco che non impedisce l'evoluzione sottile del suo personaggio, riconosciamo lo sguardo di Oldman, la riserva segreta dove conserva quella facoltà incredibile di terrorizzare, tante volte dimostrata sullo schermo. Il re ha paura, la segretaria ha paura, l'emaciato (e straordinario) Lord Halifax di Stephen Dillane ha paura di lui, montagna di eloquenza e forza espressiva in grado di mandare la parola sui campi di battaglia. Hanno paura davvero perché Gary Oldman trova il DNA di Churchill, allacciando il lavoro interiore con le capacità fisiche fuori norma. È lui il punctum visivo della messinscena che oscura il nemico e concede zero repliche alle altre forze in campo.
Non c'è misura scenica che possa sopraffare o solo ridurre di scala la sua centralità. Joe Wright lo sa e mette la regia al servizio di quell'adesione istintiva ed energica, che abita un tempo pieno di angoli bui, di quell'apparizione folgorante intorno a cui gravita un cast blasonato, su tutti Kristin Scott Thomas, Ronald Pickup, Stephen Dillane. Davanti al ritiro inglorioso della Gran Bretagna dall'Europa, L'ora più buia oppone il ritratto dell'uomo che ha contribuito a salvarla in una primavera nemmeno troppo lontana. Thriller politico che fa il paio con l'opera immersiva di Christopher Nolan (Dunkirk), il film di Joe Wright ripassa una pagina drammatica della sua Storia.
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