Tutto inizia come nei più recenti slasher movies hollywoodiani, con due ragazze in abiti succinti che parlano di sesso e college davanti alla tv. Atmosfera da pigiama party, pioggia che batte sui vetri: si ha quasi la sensazione di essere tornati sul set del primo Scream, in attesa che il maniaco di turno faccia irruzione con il suo coltello e la celebre maschera bianca. Poi una delle due comincia a raccontare la storia di una videocassetta in grado di uccidere chiunque la veda. Nessuno sa da dove provenga, quale sia il suo significato o chi abbia registrato la prima copia: la vedi, ricevi una telefonata misteriosa e, dopo una settimana esatta, qualcuno ritrova il tuo cadavere. Roba da 'Urban Legends' verrebbe da dire, ma con The Ring, l'ultimo film di Gore Verbinski (lo stesso di The Mexican), bastano cinque minuti per perdere la voglia di risate e pop corn.
Giusto il tempo di incuriosirsi, magari fissando lo sguardo sui lineamenti delle due ragazze, e tutto si fa improvvisamente inquietante. Non appena viene nominata la cassetta ci si rende subito conto di quanto le luci e i colori opachi del film siano vicini a quelli de l'Esorcista e di come gli occhi di quelle due studentesse siano differenti dallo standard dei teenagers di Venerdi 13 o Nightmare. Suoni attutiti, ritmo fin dalle prime battute soffocante, musica che rende con efficacia il senso di catastrofe impellente e alterna momenti di quiete a lampi stridenti di rumore puro. La sorte delle due ragazze in questione è ovviamente segnata, ma è anche l'incipit di uno dei film più terrificanti degli ultimi anni, un incubo che si compiace della propria pesantezza e possiede la stessa forza dei cult 'maledetti' del genere.
Al centro della vicenda troviamo Rachel, interpretata con efficacia dall'australiana Naomi Watts, una giornalista in carriera che decide di indagare sulla videocassetta in seguito alla prematura scomparsa di sua nipote, morta di paura una settimana dopo averla visionata. Insieme a Noah (Martin Henderson), un suo collega, Rachel riesce a mettere le mani su una delle videocassette in questione e decide di vederla. Neanche a dirlo, subito dopo ai due cominciano ad accadere cose strane e, sempre meno scettici, si lanciano in una corsa contro il tempo per risolvere il mistero prima che sia troppo tardi.
Sarà perché i bambini dei film horror, da Poltergeist a Il Sesto Senso, possiedono qualcosa di intrinsecamente inquietante, o forse perché l'idea della leggenda metropolitana mantiene il tutto in una dimensione di fastidiosa possibilità, ma va detto che The Ring ha il grande merito di essere per certi versi terrificante.
Fedele alla linea degli horror di nuova generazione inaugurata proprio da Il Sesto Senso, The Ring suggerisce piuttosto che mostrare, preferendo una logorante coltivazione dell'ansia alla pornografia del sangue e degli effetti speciali. Verbinski abbina con maestria inquadrature strozzate e guizzi improvvisi di orrore puro, e il risultato è una creatura complessa e morbosa, che lavora pazientemente sulla psicologia dello spettatore e affonda i colpi con micidiale tempismo.
(Carlo Mogiani)
Sceneggiatura: Ehren Kruger. Fotografia: Bojan Bazelli. Musiche: Hans Zimmer. Costumi: Julie Weiss. Montaggio: Craig Wood. Interpreti: Naomi Watts, Martin Henderson, David Dorfman, Brian Cox, Jane Alexander. Stati Uniti, 2002.