"A serious man" è un film che buona parte del pubblico può odiare. "A serious man" è un film infatti che finisce dove altri hanno normalmente il loro punto centrale. Non c'è sfogo, non c'è apparente significato, nessuna catarsi. Come dice il secondo dei rabbini che il protagonista interpella per cercare conforto, non sempre tutto deve avere un significato. Forse c'è, forse no, che si prende la vita così come arriva e "A serious man" non spiega nulla, almeno non in maniera tradizionale. Per questo e per tutti i motivi che gli sono annessi, "A serious man" è straordinario, un vero e proprio pugno nello stomaco, una di quelle pellicole che ti lasciano con gli occhi attaccati ai titoli di coda non tanto per leggere tutti i nomi della troupe, ma per avere il tempo di rielaborare quanto visto, ammortizzare quel concentrato di emozioni che si sono accumulate nei centominuti circa di pellicola.
I Coen costruiscono ogni sequenza con una cura che rasenta la perfezione: in un "semplice" primo piano di una mano su una mano, in un mortale incidente automobilistico che accade fuori campo, nella sconfortante visione dei villini a schiera dall'alto di un tetto, nell'inseguimento di un bambino che rivuole i suoi venti dollari e in tanti, forse tutti, gli altri momenti del film, c'è un tale carico di tensione che sembra di essere dentro ad un tiratissimo thriller anche se così non è.
Al contrario, "A serious man" è una sorta di commedia. Non si ride, a meno che non ci si sforzi di farlo, ma tutti i personaggi viaggiano in una zona grigia tra il satirico grottesco e il dramma più puro.
Non è un caso che il prologo sembri l'incipit di un horror.
Protagonista è un professore di fisica ebreo del midwest a cui ne capitano di tutti i colori: matrimonio, figli, lavoro, salute, fede.
Non c'è qualcosa che sembra andare nel verso giusto. Lui è l' "uomo che non c'è", una persona che subisce gli altri, assorbe senza dare indietro. Per tutta la durata della narrazione, grazie alla già citata abilità registica dei due fratelli, siamo in attesa di una sua reazione, di una sua esplosione: tutto ciò che gli capita deve avere senza dubbio un senso, deve portare da qualche parte!!!
Ne esce fuori una profonda riflessione sulla solitudine dell'uomo, uno spaccato di vita quotidiana composto sì da situazioni spinte al limite, ma comunque evocatrici di realismo, di sentimenti con cui proviamo empatia perchè in qualche modo, anche lontanamente, sentiamo nostri.
Regia e sceneggiatura: Joel Coen e Ethan Coen
Montaggio: Roderick Jaynes. Musiche: Carter Burwell. Costumi: Mary Zophres. Scenografie: Jess Gonchor. Fotografia: Roger Deakins
Interpreti: Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Aaron Wolff, Jessica McManus, Peter Breitmayer e Brent Braunschweig.
Produzione: Joel Coen e Ethan Coen .
Distribuzione: Medusa
USA, 2009,